Director: Fabrizio Arcuri
Dramaturgy: Milena Massalongo
Stage Designer: Gianni Murru
Costumes: Marta Montevecchi
Video: Lorenzo Letizia
Light Design: Diego Labonia
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FATZER FRAGMENT / GETTING LOST FASTER
di Bertolt Brecht
traduzione e consulenza drammaturgica Milena Massalongo
versione per la scena Magdalena Barile
con (in ordine alfabetico) Matteo Angius, Francesca Mazza, Beppe Minelli, Paolo Musio, Mariano Pirrello, Werner Waas
musiche composte ed eseguite dal vivo Luca Bergia e Davide Arneodo (Marlene Kuntz)
azioni sceniche e realizzazione oggetti performativi Alessandra Lappano e Enrico Gaido (Portage)
regia Fabrizio Arcuri
scene Gianni Murru
disegno luci Diego Labonia
video Lorenzo Letizia
costumi e assistente alla regia Marta Montevecchi
"Affrontare il Fatzer di Bertolt Brecht" - scrive Fabrizio Arcuri - "significa scontrarsi con una vera e propria palestra di scrittura – cancellature, aggiustamenti, frammenti irrisolti – con la chiara e netta sensazione di non poterne venire a capo". Brecht scrisse ricercando una nuova forma drammaturgica, aperta, ma questo suo percorso si spinse tanto in profondità da condurlo alla scrittura di un’opera che, per sua stessa ammissione, finì per diventare, pagina dopo pagina, irrapresentabile. È evidente quindi che ogni possibile soluzione agli enigmi del Fatzer, oggi non può che dimostrarsi parziale. Tuttavia, questa difficoltà, questo disarmante senso di fallimento si rivela, lettura dopo lettura, l’elemento formale e concettuale più concreto e fondante dell’intera opera. Nel Fatzer le contraddizioni non sono esplicite, non c’è un comportamento virtuoso contrapposto alla sua nemesi, ma una sequela di punti di vista che hanno come unico risultato la catastrofe: la presa di posizione assunta, qualsiasi essa sia, conduce al fallimento. Certo, il periodo storico che fa da sfondo e contrappunto alla scrittura di Brecht, ha una sua innegabile importanza ed è nettamente controrivoluzionario, a tutti i livelli: a quell'epoca la democrazia in Europa era già esplosa nei sui risultati più estremi: il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e in Russia l'involuzione autoritaria del regime sovietico. Si tratta di un periodo nero, dove le speranze di realizzare “quella semplice cosa così difficile da realizzare” sono ridotte quasi a zero ed è quindi inevitabile che il drammaturgo tedesco semini per tutto il testo questo diffuso senso di sconfitta. Oggi, a distanza di oltre ottant'anni, lo sfondo storico appare pressoché immutato e, fatti i dovuti parallelismi, appare chiaro quali siano la potenza e l'attualità del testo di Brecht e l'importanza della sua ri-scoperta e messinscena. Dai ragazzi che occupano Wall Street alle proteste violente dei black bloc, dai movimenti civili agli estremismi separatisti, dai ragazzi di Seattle fino agli affannati tentativi delle banche di una restaurazione capitalistica, è evidente che ci troviamo ormai di fronte a nuovi e continui fallimenti. La verità, come viene detto chiaramento nel Fatzer, è che “l'Uomo deve cessare di esistere”. Sembra l'Apocalisse, ma in realtà è solo una speranza. Quella di non fallire, ancora».
Fabrizio Arcuri è il fondatore, il direttore artistico e il regista delle produzioni di Accademia degli Artefatti. È co-direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova per il triennio 2011 - 2013. Dal 2009 è curatore del Festival Prospettiva per lo Stabile di Torino. Dallo stesso anno è regista del Festival Internazionale delle Letterature di Massenzio a Roma. Dal 2006 è direttore artistico del festival Short Theatre per il Teatro di Roma.
Ha lavorato come regista assistente di Luca Ronconi dal 2005 al 2008. Ha collaborato con le istituzioni universitarie, tenendo o partecipando a seminari, del DAMS di Roma, dell’Università dell’Aquila, del DAMS di Torino, dell'Università Roma Tre. Ha collaborato con Radio RaiTre, realizzando alcuni documentari sul teatro. È membro dell’Associazione Scenario e commissario zonale per Lazio e Abruzzo del Premio Scenario. Nel 2005 ha vinto il Premio Ubu per il miglior spettacolo con testo straniero con “Tre pezzi facili” di Martin Crimp e, nel 2010, il Premio della Critica alla carriera “per i vent’anni di coerenza”. Nel 2011 ha vinto il Premio Hystrio alla regia e il Premio speciale Ubu per il Festival Prospettiva da lui curato insieme a Mario Martone.
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Eine Produktion des Teatro Stabile di Torino im Rahmen der Theaterpartnerschaft "Fatzer geht über die Alpen" zwischen der Volksbühne am Rosa-Luxemburg-Platz und der Fondazione del Teatro Stabile di Torino, gefördert im Fonds Wanderlust durch die Kulturstiftung des Bundes